Pandemia, lavoratore asmatico a casa. Licenziato perché beccato in vacanza

Fatale ad un ex dipendente di ‘Poste’ il non avere osservato anche nella vita extra-lavorativa le prescrizioni sanitarie

Pandemia, lavoratore asmatico a casa. Licenziato perché beccato in vacanza

Il lavoratore che, in considerazione della situazione pandemica creata dalla diffusione del Covid-19, beneficia di un regime di sorveglianza sanitaria eccezionale per condizioni di fragilità – asma, nello specifico – che lo esentano dalla prestazione lavorativa è tenuto ad osservare le prescrizioni sanitarie anche nella vita extra-lavorativa, e la violazione di tali doveri di correttezza e buonafede, desumibile da comportamenti non conciliabili con la patologia dichiarata, può giustificare il licenziamento per giusta causa quando risulti compromesso il vincolo fiduciario con il datore di lavoro.
Questo il paletto fissato dai giudici (ordinanza numero 753 del 12 gennaio 2025 della Cassazione), i quali hanno reso definitivo il licenziamento di un oramai ex dipendente – inquadrato come postino – di ‘Poste Italiane spa’, il quale, pur essendo legittimamente assente dal servizio sulla base di certificati di fragilità, essendo un soggetto con asma a cui si imponeva la limitazione dei contatti, si è recato in vacanza nella città spagnola di Valencia in occasione del carnevale che si festeggia nella seconda metà di marzo, come certificato da due foto pubblicate su ‘Instagram’.
Evidente, non solo per l’azienda ma anche per i giudici, la gravità del comportamento tenuto dal lavoratore, comportamento in contrasto oggettivo con la prescrizione del medico curante nonché in violazione della regola di limitazione dei contatti, comportamento aggravato dal mancato utilizzo della mascherina.
A inchiodare il lavoratore è, secondo i giudici, il quadro complessivo, che ha obbligato l’azienda a legittimarne l’assenza dal servizio. Al momento del licenziamento, difatti, il lavoratore era stato giudicato idoneo alle mansioni di portalettere senza limitazioni, ma temporaneamente esentato totalmente dalla prestazione sulla base di certificazione del medico curante che lo qualificava lavoratore fragile in quanto affetto da patologia respiratoria (asma). Ciò perché, quale addetto alle mansioni di portalettere, non era possibile ritenere sufficienti le generali prescrizioni adottate da ‘Poste Italiane spa’ per gli altri lavoratori non fragili né era possibile lo ‘smart working’.
Ma, a fronte della fragilità certificata, la condizione di rischio non sussisteva solo nel contesto lavorativo, ma anche nell’intera situazione di vita del lavoratore, e invece dalle due fotografie pubblicate on line è emerso il contrasto tra la situazione in cui il lavoratore si trovava in vacanza, in compagnia di amici, in luoghi pubblici all’aperto e al chiuso, senza il rispetto delle distanze e senza l’uso della mascherina, e la fragilità per grave patologia respiratoria che lo esentava dalla attività lavorativa.
In sostanza, l’episodio di vita ritratto nelle due immagini ha rappresentato in modo inequivoco una situazione in cui o la grave patologia era simulata oppure la condotta del lavoratore era potenzialmente idonea a pregiudicarne la condizione di fragilità, ritardandone il rientro in servizio.
Logico, quindi, il licenziamento, applicando la stessa prospettiva adottata in caso di lavoratore che presti altra attività mentre è assente per malattia.

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