Basta l’affissione di un manifesto per beccarsi una condanna

Esemplare l’episodio verificatosi in Sicilia, con due cittadini ritenuti colpevoli di avere offeso la reputazione di un esponente politico

Basta l’affissione di un manifesto per beccarsi una condanna

Sufficiente l’affissione di un manifesto per beccarsi una condanna per diffamazione. Esemplare quanto verificatosi in Sicilia: l’episodio è costato la condanna a due cittadini, ritenuti colpevoli di avere offeso la reputazione di un esponente politico.
Questa la chiave di lettura fornita dai giudici (sentenza numero 27698 del 29 luglio 2025 della Cassazione) alla luce di quanto accaduto in un bar di una cittadina siciliana.
Decisivi i dettagli dei fatti. All’interno del locale, due uomini si adoperano per l’affissione di un manifesto contenente scritte feroci contro un noto esponente politico della comunità locale, in passato prima consigliere comunale e poi commissario straordinario dell’’Istituto autonomo case popolari’.
Ricostruito l’episodio, grazie alle riprese videoregistrate all’interno del locale, e accertato il messaggio presente sul manifesto, è evidente, secondo i giudici di merito, la diffamazione compiuta ai danni dell’esponente politico, definito “ladro”, con l’aggiunta della frase “vergogna per chi ti sostiene … che schifo”.
Decisiva, poi, secondo i giudici di merito, la percezione, da parte di almeno tre persone, dello scritto incriminato.
A chiudere il fronte giudiziario provvedono i magistrati di Cassazione, confermando in via definitiva la condanna per diffamazione pronunciata in Tribunale.
In sintesi, i due uomini sotto processo hanno leso la reputazione dell’esponente politico, predisponendo prima e appendendo poi un manifesto contenente scritte offensive.
Entrando nei dettagli della vicenda, i giudici di terzo grado annotano che il foglio (di dimensioni ‘A4’) incriminato, cioè recante la frase ritenuta diffamatoria, è stato visualizzato, dapprima, da tre persone (altre rispetto ai due uomini sotto processo), per poi essere rimosso di lì a qualche minuto rispetto al momento dell’affissione nel bar. La presenza di tre persone al momento dell’affissione è stata confermata dalle riprese effettuate dalle videocamere di sorveglianza presenti nel locale e da dichiarazioni testimoniali.
Tirando le somme, correttamente, secondo i giudici, si è ritenuto accertato il reato di diffamazione, data la presenza di più di due persone al momento dell’ostensione della frase incriminata.
Esclusa, invece, l’aggravante prevista quando l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, a fronte della percezione limitata a tre persone dell’espressione diffamatoria. Peraltro, il mezzo impiegato per propalare il messaggio ritenuto diffamatorio è stato prontamente rimosso da uno dei tre soggetti che l’avevano letto e quindi è logico ritenere che il mezzo prescelto non si prestasse a raggiungere un numero indeterminato o, comunque, elevato di persone.

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