Accise su oli minerali e frode fiscale

La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Tributaria, ha emesso un'ordinanza importante riguardante le accise sugli oli minerali nel caso di una presunta frode fiscale non pagata nel 2016. La situazione riguardava una società che acquistava carburanti con documenti falsi da società inesistenti o non attive nel settore.

Accise su oli minerali e frode fiscale

Inizialmente, la Corte di Appello aveva escluso la società dall'accusa di frode, basandosi sulla dimostrazione di azioni diligenti che escludevano sia l'intenzione fraudolenta sia la negligenza colposa. L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha presentato un ricorso in Cassazione contestando la decisione sulla ripartizione dell'onere della prova.

La S.C. ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Dogane, sostenendo che spetta a loro dimostrare sia gli elementi oggettivi della frode (come l'importazione con documentazione falsa) sia quelli soggettivi (come la consapevolezza dell'acquirente sulla frode). Una volta dimostrati questi aspetti, la società deve dimostrare la propria estraneità alla frode.

La Corte ha ritenuto che il giudice di Appello aveva interpretato male il modo in cui l'onere della prova dovrebbe essere distribuito. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata e la questione è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio per ulteriori valutazioni e per la determinazione delle spese legali.

In sintesi, la Corte ha stabilito che, in casi di mancato pagamento delle accise sugli oli minerali importati, l'Agenzia finanziaria deve dimostrare la frode sia sul piano oggettivo che su quello soggettivo. D'altro canto, l'acquirente deve dimostrare di essersi comportato in modo diligente per evitare di essere coinvolto nella frode, concentrandosi non solo su aspetti formali come la regolarità dei pagamenti, ma anche su altre azioni a dimostrazione della sua diligenza.

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