Accertamento del reddito: l’essere proprietario di un cavallo non basta a certificare la maggiore capacità economica del contribuente
Irrilevanti i costi notevoli per la gestione dell’animale, che può anche essere utilizzato solo per il tempo libero

Può essere esclusa la proprietà di un cavallo dai riferimenti utilizzabili dal Fisco per rideterminare il reddito del contribuente. Oggetto del processo è un avviso con cui viene accertato per il 2007 un maggior reddito del contribuente, con conseguente maggiore imposta IRPEF. Tra i cosiddetti beni indice che, secondo il Fisco, inchiodano il contribuente c’è anche la proprietà di un cavallo. I giudici di terzo grado osservano che in effetti la Commissione tributaria regionale ha ritenuto legittimo l’avviso di accertamento e ha evidenziato che il contribuente non aveva fornito alcuna prova del fatto che il cavallo, registrato all’anagrafe equina, venisse utilizzato in proprio per fini meramente affettivi, e ha poi precisato che comunque il possesso di un cavallo da equitazione, anche per il solo utilizzo nel tempo libero, è un hobby costoso, considerati i costi di gestione dell’animale. I giudici della Cassazione osservano che costituisce indice di capacità contributiva non già il generico possesso di cavalli, ma solo di quelli da equitazione o da corsa, in ragione del loro costo di acquisto e delle spese necessarie per la cura e l’addestramento. Va messa in discussione, quindi, la tesi adottata dai giudici tributari di secondo grado, i quali hanno affermato che il possesso di un cavallo da equitazione, anche per il solo utilizzo nel tempo libero, è un hobby costoso, considerati i costi di gestione dell’animale, e che il possesso di un cavallo non può essere assimilato al possesso di animali di affezione come cani e gatti, la cui gestione non comporta sicuramente le ingenti spese invece necessarie per un cavallo. (Ordinanza 4814 del 15 febbraio 2022 della Cassazione)