Spese sospette e accertamento legittimo anche se il contribuente vive ancora coi genitori

Logico rideterminare il reddito del contribuente a fronte di acquisti e spese incompatibili col suo reddito

Spese sospette e accertamento legittimo anche se il contribuente vive ancora coi genitori

Il fatto di vivere ancora con i propri genitori non è dato sufficiente a mettere in dubbio la validità dell’accertamento operato dall’Agenzia delle Entrate che ha proceduto a rideterminare induttivamente il reddito mediante alcuni indici di capacità contributiva quali l’acquisto di un’auto di grossa cilindrata, il sostentamento delle spese di ristrutturazione di un appartamento e il pagamento delle rate di un mutuo. Vacilla la tesi proposta dal contribuente e mirata a una ricostruzione, operata aritmeticamente, della capacità di sostentamento dei costi, ricostruzione centrata sul fatto che egli, pur dotato di un reddito esiguo, viveva all’epoca con i genitori, con tutti i conseguenti risparmi di spesa. I giudici ribadiscono che grava sul contribuente l’onere di dimostrare analiticamente la sua capacità di spesa, dovendosi altresì tenere conto che la permanenza in capo al contribuente della durata del possesso non va letta solo come mero dato temporale, in quanto la prova a carico del contribuente ha ad oggetto non soltanto la disponibilità di redditi ulteriori rispetto a quelli dichiarati per un significativo arco temporale compatibili con gli incrementi patrimoniali verificatisi ma anche la dimostrazione di circostanze sintomatiche che ne denotino l’utilizzo per effettuare proprio le spese contestate e non altre, dovendosi in questo senso intendere il riferimento alla prova della durata del relativo possesso. (Ordinanza 23600 del 28 luglio 2022 della Corte di Cassazione)

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